mercoledì 9 dicembre 2009

Carmelo Bene e i media

"La stampa mi ha fastidiato da sempre. Mi ha rotto i coglioni in un modo tale che non so come io non abbia smesso qualunque attività, ancora prima di cominciare".

"[...] Soprattutto, di quello che una volta si chiamava "cronaca rosa o nera". Di quelli che informano i fatti e mai sui fatti. Disinformano. Diffamano. Calunniano. Se ti dice bene, puoi sempre inoltrare una rettifica, querelare, ma prima ti confezionano il titolone a tutta pagina, la rettifica te la fanno sparire in due righe a fondo pagina, chissà quando. È una stampa di Stato che, direbbe Pasolini (ma si riferiva ad altro) "non è ubbidiente e non è disobbediente". Questa stampaglia. Che non può essere un mestiere. Anche Henry James, Baudelaire, Poe, Victor Hugo, Borges, gli stessi Fiatano e Arbasino. Chi non ha scritto in un giornale? E la categoria che mi fa orrore. Morrò l'ennesima delle mie vite senza veder mai realizzato questo lager. Dove la maggioranza di questa corporazione è costituita da casalinghe frustrate, donnette, piccole iene (mille volte più maschie di qualunque maschio collega) che, invece d'occuparsi di spesare al mercato, s'illudono di scrivere. Facciamo l'esempio che s'occupino di teatro, cinema, o
politica. È un precipitato di opinionismo. Tutti hanno diritto alla parola e alla prima pagina. Vecchie trombe o cazzeggianti mezzecalzette dell'ultim'ora. La più derelitta casalinga è sollecitata a esprimere un'opinione su tutto. Sul curdo e sul pedofilo, sulla morte di Strehier e sull'ennesimo Lassie che torna a casa. Opinionista di che? Opinionisti di massa. Scrivono quello che la massa vuole sentirsi dire. Scrivono di sé. Confessano. Tutta la loro ottusa, mediocre impermeabilità. I giornalisti sono impermeabili a tutto. Se ne fottono di tutto. Arrivano sul cadavere caldo, sulla partita, a teatro, sul villaggio terremotato, e hanno già il pezzo incorporato. Il mondo frana sotto i loro piedi, s'inabissa davanti ai loro taccuini, e tutto quanto è per loro intercambiabile letame da tradurre in un preconfezionato compulsare di cazzate sulla tastiera. Cinici? No,
frigidi. E arroganti. L'arroganza delle scimmie. Fanno ginnastica da un cadavere all'altro. Se ne fottono di tutto. Dategli due noccioline, quattro lire, un cadeau miserabile, quanto basta". (Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, Vita di Carmelo Bene)

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